di VALDO VACCARO
http://valdovaccaro.blogspot.com
(La via ippocratica e pitagorica verso la conoscenza del cibo per la
salute del sistema mente-corpo-spirito, della Madre Terra e di tutte le
sue creature)
(Conferenza di Spinea-Venezia dell’11/2/12 al Teatro Sala Barbazza)
IL LEONE DI SAN MARCO E IL GELO
Sul muro esterno della mia casa paterna, una delle più antiche della
borgata di Tavagnacco, 10 km a nord di Udine, c’è uno stemma seicentesco
che raffigura il Leone di San Marco. Era forse destino che facessi un
po’ il Marco Polo per l’Asia e che sposassi pure una ragazza cinese. Un
saluto alla grande Venezia, al Veneto e a voi tutti, gentile pubblico
indomito ed infreddolito. Ci sono alcune seggiole vuote, ma siete sempre
quasi duecento persone motivate. Non è uno scherzo muoversi di notte
con l’umidità, il vento, il gelo e il rischio neve, e per ascoltare poi
una predica.
LA PREDICA SUL CIBO E SUL COMPORTAMENTO
Una predica su quelle cose intime e personali che non vorremmo mai
fossero messe in discussione, cioè il cibo e il comportamento. Una
predica sul cibo, e per giunta contro le luganeghe e i crostoli in tempo
di Carnevale. Una predica contro le frittelle, contro la polenta e
baccalà, contro la polenta e osei, contro il grappino e il caffè, contro
il prosecco e il digestivo.
LINO TOFFOLO E I FRATI TRAPPISTI
“Premesso che parlar male del vino suona già di provocazione, manca solo
tirar via l’orgasmo e la fica, e poi chiudiamo baracca e burattini”,
commenterebbe il gran mattacchione Lino Toffolo. Un saio marrone, un
cilicio e via tutti dai frati. Non da quelli normali alla San Francesco,
ma dai frati trappisti. Quelli che, anziché salutarsi con un “Ciao come
stai” si dicono “Dobbiamo morire”, aspettando poi di ritorno non un
“Salve” o un “A presto”, ma un “Morire dobbiamo”. Consolatevi, potrei
anche chiudere un occhio sul frico e polenta, e persino su mezzo
bicchiere di vino brulé, col ghiaccio che impera.
ATTIVISMO SOLLECITATO
So che tra voi ci sono alcuni artisti, come artisti sono gli
organizzatori della serata, Wilde e Fabio, ai quali va il mio
ringraziamento. In verità non sono un soggetto da palcoscenico, non sono
disinibito ed esibizionista. Preferisco la calma, la riflessione, la
solitudine tra i boschi. Fossi cantante-poeta sarei caratterialmente un
tipo schivo e riservato alla Lucio Battisti, che si presentava al
pubblico una volta ogni tre anni. Il mio intenso attivismo, fatto di
conferenze e di articoli e tesine quotidiane firmate non è grafomania,
ambizione o culto della personalità, ma è un meccanismo innescato da una
marea di stimoli, di sollecitazioni, di messaggi che mi arrivano dal
pubblico, da gente come voi qui presenti stasera.
IL TEMPO E’ UN CAPITALE DA NON SCIUPARE
Mi trovo qui col microfono in mano e ho il non facile compito di
intrattenervi, di far sì che sia valsa la pena di venire, e che non si è
buttata via per niente una serata. Ho un grande rispetto per il vostro
tempo. Guai sciupare un sabato sera in modo insulso, noioso e
improduttivo. Niente magie, niente guarigioni, niente santismi e niente
gurismi. Nulla di strabiliante in me. Dov’è allora l’interesse, lo
spettacolo, la motivazione, il collante?
PARLIAMO DI PROPELLENTE PER LA NOSTRA FUORISERIE
Qualcosa di speciale e di straordinario ci deve pure essere. Partiti e
sindacati fanno fatica a riempire le sale dei loro convegni, nonostante i
bonus e i biglietti-treno gratuiti. Qui non parliamo di crociere finite
male, non parliamo di scudetto e di retrocessione, non parliamo di
borse in calo, ma parliamo di carburante, di benzina super adatta al
nostro carburatore, alle nostre candele, al nostro spinterogeno, ai
nostri filtri, al nostro motore. Parliamo cioè di quello che portiamo
alla bocca più volte al giorno per nutrirci.